Inspiring chef: chi ha ispirato la mia filosofia di cucina
Incontrare i grandi maestri della cucina, della pasticceria, prendere parte alle loro lezioni, emozionarsi di fronte alle loro esperienze, ammirare la loro genialità, è il percorso che ho fatto ad Alma.
Grandi professionisti mi hanno trasmesso la filosofia e lo stile di cucina del maestro Gualtiero Marchesi. In seguito ho continuato a studiare e ad approfondire l’idea di cucina del grande chef. Grazie a lui, ho maturato anche una mia personale idea che poggia sulla necessità di avere un profondo metodo di pensiero in cucina.
In cucina è obbligatorio pensare:
pensare ai profumi, ricordare un gusto, pensare ai colori, alla stagionalità.
Quando si cucina è necessario pensare alla cultura e alla tradizione italiana.
E’ necessario pensare e riflettere bene se vuoi realizzare un nuovo piatto.
In cucina bisogna pensare costantemente a come migliorare, giorno dopo giorno.
Perchè non esiste cucina senza un metodo di pensiero.
Letture gastronomiche: Marchesi l’uomo oltre lo chef
Gualtiero Marchesi è il cuoco italiano più famoso al mondo. È anche un signore d’altri tempi, e non per questioni anagrafiche. È quel genere di gentleman si fa notare solo per la passione per il suo lavoro, per i piatti, i ristoranti, la cultura e il suo amore per la musica. Per me è un saldo punto di riferimento, amo la sua filosofia, il suo stile e la sua classe. Mi ha aiutato a capire che il cuoco non è solo quello che fa ma è quello che sa. In primis la cultura, la sua capacità di insegnare come stare ai fornelli, i metodi di cottura ma soprattutto la sua capacità di trasmettere l’amore per la conoscenza, è questo che lo rende un vero leader. Mi ispiro a lui quando cerco di dare la carica alla mia brigata e allentare la pressione che c’è in cucina leggendo dei brani di alta cucina che possano alimentare il loro sogno di essere cuochi. La sua è una cucina, forte, sicura, strutturata ideata da un personaggio da cui si ha voglia di essere guidati. La sua cucina fa protagonista chi mangia. L’interlocutore è chiamato non a consumare il pasto ma a comunicare con il piatto, in un dialogo di conoscenza di sapori, consistenze e cotture. E’ una cucina intellettuale.
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